MADONNA CON BAMBINO TRA I SANTI GIUDA TADDEO E ANTONIO ABATE
Assegnato a ignoto pittore calabrese del sec. XVIII, ne viene segnalato il restauro al maggio del 2000. Viene, altresì, notata la perfezione del disegno nelle fattezze dei volti e il contrasto tonale tra il fondo bigio del dipinto e le vesti azzurre e rosse che indossano le tre figure dominanti.
La Madonna col Bambino, di fattura squisita nei trapassi di tono delicati e nella costruzione salda del disegno, rievoca il tipo della Madonna del Suffragio che si offre, come tramite divino, per le Anime Purganti perché possano levarsi dalle fiamme del peccato. E il tema proprio della preghiera, come intercessione per uscire da ogni male estremo e sollecitare l’ascensione delle anime purganti dal fuoco della penitenza al grado di purificazione dello spirito, prende una forma di rappresentanza nelle due sante figure che adorano la Vergine e quasi fungono da sicuri protettori delle anime dannate.
L’identificazione di San Giuda Taddeo è resa esplicita dall’unanime concorso dei suoi emblemi: la fiammella sopra il capo, la medaglia pendente sopra il petto e la clava del martirio. Figlio di Alfeo, fratello di San Giuseppe e di Maria di Cleofa, che fu ai piedi della croce accanto alla Vergine Maria e dunque cugino di Gesù, egli fu uno dei dodici Apostoli. Dopo la morte e la risurrezione di Gesù egli intraprese l’evangelizzazione dell’Asia arrivando fino in Persia, dove fu martirizzato assieme al suo compagno, l’apostolo Simone. E di fatto sono entrambi festeggiati, nel calendario liturgico, il 28 ottobre. E’ di solito ritratto come un giovane barbuto che mostra l’immagine del volto di Cristo dipinta su un’icona che porta appesa al collo. La Chiesa e il popolo cristiano lo invoca con singolare fiducia, fin dal secolo XVIII, quale patrono dei casi disperati.
L’identificazione di Sant’Antonio abate è anch’essa resa esplicita dall’abito badiale che egli indossa, di primo abate istitutore della regola comune di vita cenobitica e per l’emblema della fiamma sopra il libro che ne fa il protettore di quel male proprio noto appunto come “fuoco di Sant’Antonio”. Nel periodo medievale il culto di Sant’Antonio fu reso popolare soprattutto per opera dell’Ordine degli ospedalieri che ne consacrarono altresì la particolare iconografia: quella che lo ritrae ormai avanti negli anni mentre incede scuotendo un campanello, in compagnia di un maiale, animale dal quale essi ricavavano il grasso per preparare emollienti da spalmare sulle piaghe. Antonio abate, nella storia dell’arte, è peraltro il santo della vittoria sulle tentazioni, sia che esse assumano l’aspetto dell’oro oppure l’aspetto delle lusinghe muliebri oppure ancora quello della lotta contro inquietanti demoni. (*)
Olio su tela, dimensioni cm 153×117
(*): commento critico di Carlo Andreoli di Cetraro del 2013
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